Baylee reviewed Stato e anarchia by Mikhail Aleksandrovich Bakunin
Stato e anarchia
3 stars
Stato e anarchia è piuttosto diverso da come me lo era immaginato: mi aspettavo molta teoria e molti slogan, invece mi sono trovata davanti un’analisi dal punto di vista anarchico dell’Europa ottocentesca. Si tratta anche di un testo abbastanza caotico – direi proprio anarchico – perché si presenta come un lungo flusso di coscienza in cui Bakunin ci espone e sue analisi e le sue idee per cambiare la situazione europea.
Mi è anche facile vedere perché questo testo abbia sedotto così tantǝ giovani nel corso del tempo: Bakunin ha usato un linguaggio pieno di passione e di impulsività, il linguaggio stesso della gioventù. Il tutto mentre Bakunin aveva cinquantanove anni, quindi tanto di cappello per tutta questa verve ed energia.
Per quanto riguarda il contenuto, ho trovato molto interessante la critica al marxismo: per Bakunin qualunque dittatura, anche una nata con le migliori intenzioni come quella del proletariato, finirebbe …
Stato e anarchia è piuttosto diverso da come me lo era immaginato: mi aspettavo molta teoria e molti slogan, invece mi sono trovata davanti un’analisi dal punto di vista anarchico dell’Europa ottocentesca. Si tratta anche di un testo abbastanza caotico – direi proprio anarchico – perché si presenta come un lungo flusso di coscienza in cui Bakunin ci espone e sue analisi e le sue idee per cambiare la situazione europea.
Mi è anche facile vedere perché questo testo abbia sedotto così tantǝ giovani nel corso del tempo: Bakunin ha usato un linguaggio pieno di passione e di impulsività, il linguaggio stesso della gioventù. Il tutto mentre Bakunin aveva cinquantanove anni, quindi tanto di cappello per tutta questa verve ed energia.
Per quanto riguarda il contenuto, ho trovato molto interessante la critica al marxismo: per Bakunin qualunque dittatura, anche una nata con le migliori intenzioni come quella del proletariato, finirebbe per avere come unico scopo quello di perpetrare se stessa, una critica sensata visto che l’abbiamo vista accadere, e che può essere estesa a qualunque circostanza nella quale l’autoritarismo viene spacciato come panacea e come momento necessario di transizione verso un sistema più democratico.
Altro aspetto interessante è stata la critica allo Stato: difficile dare torto a Bakunin su quanto facciano schifo gli stati. Ancora oggi abbiamo un’ampia scelta di scellerataggine, dalle guerre ai genocidi, dai colpi di stato delle giunte militari al nazionalismo in generale. È salutare di tanto in tanto mettere in discussione aspetti della nostra quotidianità che riteniamo eterni e immutabili, e l’organizzazione statale è sicuramente una di quelli. In quanto essere imperfetti abbiamo sempre margini di miglioramento – anche di peggioramento, cerchiamo di non andare in questa direzione, però.
La soluzione proposta da Bakunin, tenendo conto della sua vaghezza – necessaria a suo dire per lasciare libero il popolo di organizzarsi come meglio avrebbe ritenuto –, non mi ha però convinta per due motivi. Il primo riguarda il fatto che le rivoluzioni violente vanno raramente come si vorrebbe perché per sua stessa natura la violenza tende a ripetere se stessa e non portare a nessuna eguaglianza tra persone, ma a un nuovo sistema gerarchico dove chi è più forte detiene il potere.
La seconda è la perplessità per cosa accadrebbe a tutta una serie di servizi pubblici (scuola, sanità…) in caso di un cambiamento così drastico come l’eliminazione dello Stato. Ovviamente questa è una preoccupazione mia perché vivo nell’Italia del 2023 e non del 1873, ma mi pare che l’assenza totale di non dico un modello, ma almeno di linee guida più concrete renda difficile sbrogliare alcune questioni. Indi ragion per cui continuerò ad approfondire l’argomento, visto che ormai ha stuzzicato la mia curiosità.