Baylee reviewed La mia fuga alcolica by Kabi Nagata (My Lesbian Experience with Loneliness Series, #4)
La mia fuga alcolica
5 stars
Come ci ha abituato nei suoi precedenti lavori, Nagata è molto onesta e a questo giro, oltre che affrontare la pancreatite dovuta all’abuso di alcol e il conseguente ricovero, deve affrontare le conseguenze di aver pubblicato due memoir che hanno ferito la sua famiglia. Nagata non vuole aggiungere altro senso di colpa a quello che già prova e quindi decide di non scrivere più memoir, ma di buttarsi nelle opere di narrativa.
Niente di male in questo, ovviamente: ogni autorə ha il diritto di scrivere quello che lə sembra più congeniale. Il problema di Nagata è che questa decisione non sembra il frutto di una libera scelta, ma un imperativo dettato dalla paura del giudizio altrui, sia quello della sua famiglia, sia quello deə lettorə. Sembra che moltə abbiano pensato che tutte le cose spiacevoli che sono accadute a Nagata se le sia meritate in virtù del suo comportamento sbagliato …
Come ci ha abituato nei suoi precedenti lavori, Nagata è molto onesta e a questo giro, oltre che affrontare la pancreatite dovuta all’abuso di alcol e il conseguente ricovero, deve affrontare le conseguenze di aver pubblicato due memoir che hanno ferito la sua famiglia. Nagata non vuole aggiungere altro senso di colpa a quello che già prova e quindi decide di non scrivere più memoir, ma di buttarsi nelle opere di narrativa.
Niente di male in questo, ovviamente: ogni autorə ha il diritto di scrivere quello che lə sembra più congeniale. Il problema di Nagata è che questa decisione non sembra il frutto di una libera scelta, ma un imperativo dettato dalla paura del giudizio altrui, sia quello della sua famiglia, sia quello deə lettorə. Sembra che moltə abbiano pensato che tutte le cose spiacevoli che sono accadute a Nagata se le sia meritate in virtù del suo comportamento sbagliato e che il suo successo sia immeritato perché frutto del suo piangersi addosso. Una dinamica che negli ultimi tempi di Internet ci è diventata tristemente familiare e che dovremmo dare il nostro piccolo contributo a ridurre. Per un ambiente digitale più pulito.
Vogliamo leggere bei libri, no? Com’è possibile farlo se chi li scrive non si sente a suo agio a pubblicare la storia che ha in testa? Di sicuro non sono qui a ergermi a giudice supremo perché sono la prima a essersi divertita a scrivere recensioni cattive in passato: anche se non credo di essere mai andata sul personale, con l’accumulare esperienza di blogger mi sono resa conto che sono la strada facile. È molto facile essere cattivə con un libro che non ci è piaciuto invece che pensare a delle critiche costruttive: ma questo non aumenta le possibilità di leggere un buon libro perché non mette in circolo nessuna buona indicazione su come si scrive un libro interessante.
Sono tanto felice che alla fine Nagata abbia ritrovato la sua salute e la sua determinazione nello scrivere memoir con l’aggiunta della scoperta di poter scrivere narrativa sulla base di tematiche che le stanno a cuore e che le facciano venire voglia di disegnare. Quindi, alla prossima, cara Nagata! Non vedo l’ora di leggere altri tuoi lavori!