How to Be Ace: A Memoir of Growing Up Asexual

How to be ace è un memoir dove Rebecca Burgess ci racconta di come sia stato crescere come asessuale in un mondo nel quale questo orientamento era ancora sconosciuto: è diviso in sei capitoli ed è altamente probabile che, se siete statə adolescenti asessuali nei primi anni Duemila, vi riconosciate in tutto o in parte nell’esperienza di Burgess.

Il memoir inizia con How to pretend to be something you’re not e racconta che, quando sei già nella categoria delle persone strane e prese di mira daə bullə, non è facile aggiungere alle stranezze anche il fatto che non stai affatto entrando nella fase del Sogno/Voglio una relazione. Figuriamoci confessare che ti annoi a morte ogni volta che si passano le ore a parlare di ragazzə, nuove coppie, coppie scoppiate e storie strappalacrime varie. Tutto il tempo e le energie che le persone allosessuali dedicano al sesso (e/o al romanticismo) tu lo passi a capire come copiare il loro comportamento in modo da mimetizzarti tra di loro.

Burgess prosegue raccontandoci di come ha cercato di avere un fidanzato. È quella la via per la felicità, no? Il problema è che con questo fidanzato a un certo punto ci si aspetta di avere un rapporto sessuale: altrimenti è palese che non si tratti di amore. La tensione tra quello che vorrebbe e quello che dovrebbe volere è tale da avere delle ripercussioni importanti sia sulla salute mentale di Burgess, sia sul benessere del suo partner, che ovviamente è ferito da questa situazione: l’impossibilità di conoscere se stessə finisce per causare un sacco di dolore che non è davvero necessario. Ci vorrà ancora un po’ di tempo prima che Burgess incroci quella parola, asessualità, e tutto inizi ad avere un senso.

How to be ace è stata una bella lettura, la testimonianza di una persona asessuale che è anche autistica, ha un disturbo ossessivo-compulsivo e non ha passato un bel momento a causa della crisi economica che l’ha accolta dopo la laurea. Eppure Burgess ci rende chiaro che tutto si affronta meglio se si conoscono i propri confini e non si ha paura di dire cosa si vuole da una relazione. Anche se non è quello che a maggior parte delle persone desidera: e va bene così.

Whoa, weird. There's an actual word for how I feel? Does that mean I'm not just really broken??

I loved a lot about this book: the art style, the thoughtfulness, but mos of all, how viscerally relatable I found a lot of the author's experience. That one moment of fake-gushing about the Gravitation manga? OMG, literally been there! And there was an anime based on it, too, and my friends were so sad that it never properly showed the "hot scenes," so I pretended to be sad, too, even though *whispers* I absolutely didn't care, I was in it for the drama, and whether the drama was "hot" and "sexy" or not was irrelevant.

Also: that entire feeling of being the odd one out, then finding your crew of fellow weirdos, and still being the odd one out when it comes to romance and sex. The conviction that everyone else finds these things just as hard at the beginning and everyone is pretending they're as interested in sex as the movies and books tell us to be, and then the realization that no, actually, everyone else is dead serious. Waking up with headaches after night-long anxiety attacks. Connecting to people through text role-playing games. That huge epiphany of finding a word that means who you are. So much stuff, big and small, that made me nod along as I read, because yeah, I've been there too.

What I weirdly didn't like were those educational snippets at the end of each chapter. On one hand, they're great and useful and I agree with what's said in them! On the other hand, with a title like this and with how the book looked generally, I expected it to be aimed more at fellow asexuals, and instead it kept turning into an after school special that was like, "Hey, allo people, here is what you need to know about us." That vibe occasionally creeped into the regular chapters, too, and there was something... idk, awkward about it? Especially since some of those additions were rather heavy-handed, and one was factually wrong. Aromanticism is a separate identity and not part of the asexual umbrella. There are plenty of allosexual aromantic people, just like there are plenty of alloromantic ace people! Romantic and sexual attractions can be wholly separate, and the book does actually spell it out, but still somehow shoves aro people under the ace umbrella.