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Cura e traduzione di Riccardo Reim Edizione integrale

Pubblicato in volume nel 1911, Il giardino …

Mi sono accorto di non averlo mai letto anche se ne conoscevo la fama.

Ho scelto la versione presente perché disponibile sullo store streetlib che è il più etico attualmente disponibile.

Ovviamente ho scelto l'edizione integrale e devo dire che la traduzione di Riccardo Reim mi sembra molto valida. Questo significa che sono molto soddisfatto del lavoro fatto e di averlo letto.

Lo consiglierei? Sì, sicuramente sì. A chi ha figli di certo, è una gran bella lettura da fare insieme. Lunga come storia ma permette di discutere insieme di molti argomenti importanti. Agli adolescenti forse, il libro è abbastanza veloce ma chiaramente per un ragazzo in età adolescenziale i temi trattati sono ormai superati e ha davanti sfide ben più interessanti. Agli adulti? Certo, è una lettura leggera, distensiva, facile anche e al tempo stesso gradevole. Ci sono molti punti in cui si sorride per l'ingenuità ma forse è proprio questa la forza della narrazione.

Parliamo dell'aspetto narratologico. Lo stile di scrittura è quello che ci si aspetta da un libro di inizio '900, ovviamente è in terza persona onniscente con numerosi interventi dell'autore e non solo del narratore. La cosa è accettabile sia perché appunto un romanzo di inizio secolo scorso sia perché il pubblico di riferimento è quello fra i 5 e i 10 anni. Il tono è piuttosto elevato, in parte credo sia anche dovuto alla traduzione, e alcune costruzioni sintattiche non sarebbero adatte a un bambino, o sarebbero comunque difficili di comprendere; Per questo motivo dicevo che sarebbe una bella lettura da condividere fra bambino e adulto. La struttura è molto semplice, un tre atti classico con alcuni momenti molto ben congeniati e alcune scelte narrative ottime. Non ho individuato particolare buchi di trama, qualche elemento buttato nella narrazione senza troppa attenzione ma nulla che possa guastare il flusso della lettura o il piacere della narrazione. Vengono resi bene i personaggi, una più che buona caratterizzazione anche se oggettivamente i bambini sono molto adulti, cosa tipica nella narrazione ottocentesca e di inizio '900

Parliamo della trama, occhio agli spoiler

La piccola Mary Lennox, viziata, dispotica e 'brutta' bambina di famiglia ricca, perde i genitori durante una pandemia in India e viene mandata da un ricco zio nella brughiera dello Yorkshire, Archibald Craven. Qui viene accolta di mala voglia e incontra lo zio solo in una occasione. L'unico personaggio con cui lega è la cameriera che diventa suo malgrado la sua tata. Questa le racconta storie della sua famiglia, povera e numerosa, e della sua nuova casa, il Misselthwaite Manor di cui si dice avere cento stanze, quasi tutte chiuse e vietate. Poco alla volta inizia a prendere confidenza con l'ambiente e scopre dell'esistenza di un giardino appartenuto alla moglie dello zio. Il giardino è stato chiuso e vietato a tutti ma lei insiste e trova la chiave e l'ingresso... aiutata da un pettirosso che le diventa amico (uno degli escamotage narrativi di cui parlavo prima e inizio della visione magica alla base del libro) Scoperto il giardino decide di farlo rivivere e in questo verrà aiutata da Dikon, fratello della tata e grande conoscitore della brughiera, dei suoi animali e dei suoi ritmi, una sorta di druido bambino. Dalla metà circa del libro scopre anche dell'esistenza di un altro bambino, Colin, a Misselthwaite Manor, il figlio dello zio che è stato rinchiuso in una stanza e fatto diventare paranoico e terrorizzato dalla vita. Anche lui dispotico, viziatissimo (gli si deve dare tutto quello che vuole per ordine del padre) e sgradevole perché si pensa destinato alla morte imminente. Poco alla volta la piccola Mary convince il cugino ad uscire per visitare il giardino e aiutati da Dikon lo riportano alla vita ottenendo a loro volta grandi giovamenti. Colin torna alla vita, si rinforza e rappresenta con la sua epifania magica il messaggio del romanzo che possiamo riassumere con "con l'amore e la spensieratezza si può ottenere tutto" Alla fine il padre di Colin e zio di Mary torna a casa, colto da una improvvisa epifania magica a sua volta che lo risveglia dal torpore della malinconia e depressione per la perdita della maglie. Al ritorno trova il figlio sano e robusto come ogni altro bambino e si prospetta un futuro radioso per tutti, tranne forse per il dottore che sperava di ereditare la proprietà alla morte di Colin.

Il finale sotto alcuni punti di vista è un poco 'tirato via'. È comprensibile perché altrimenti sarebbe diventato melenso ma alcuni passaggi potevano essere esplorati meglio.

Riprendo dalla descrizione sullo store: Con questo romanzo Frances Hodgson Burnett (autrice, anche, dell’altrettanto celebre Il piccolo Lord) scrive forse il suo capolavoro: un libro che varca agevolmente i confini della children’s literature, rivelandosi sorprendente per i lettori di ogni età. Non so se è il suo capolavoro (ha anche scritto pochi romanzi in effetti) ma concordo che è una buona lettura ad ogni età