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Review of 'La contessa di ricotta' on 'Goodreads'

1 star

"Esistono storie che non esistono".
Avendo un certo gusto per il nonsense questa frase tratta da un trailer di Maccio Capatonda mi ha fatto sempre spanciare dalle risate, poi, un giorno, ho letto "La contessa di ricotta" e, ora, ogni volta che la sento mi incupisco e divento triste perché ho scoperto che può essere vera....
(pausa drammatica)
Tutto ciò che volevo fare era semplicemente dimostrare a me stesso di essere capace di leggere anche cose lontane dalla mia sensibilità. Evitare, insomma di cadere nell'autoreferenzialità letteraria; Da dove iniziare, dunque, se non da una scrittrice mia conterranea di cui, molte persone amiche (delle quali non avevo mai messo in dubbio i gusti letterari... finora) mi avevano parlato bene?
(altra pausa drammatica)
(la pausa si dilunga, porto le mani sugli occhi e scuoto la testa sconsolato)
(traggo un sospiro triste e mi ricompongo)
Non saprei neanche da dove iniziare: questo libro è sbagliato da cima a fondo.
E' sbagliato lo stile narrativo: l'autrice ha deciso di raccontare la storia al tempo presente indicativo.. solo al presente e solo all'indicativo... congiuntivi e altri tempi indicativi sembrano essere stati aboliti, perché?
E' sbagliato l'uso del punto di vista che non è ne onnisciente ne mimetico: possiamo definirlo schizofrenico tali e tanti sono i cambiamenti di tono e personalità (a volte sembra una ragazzina ritardata, altre volte una vecchietta che racconta un pettegolezzo, altre volte ancora un vicino di casa guardone e maniaco).
Sono sbagliati i personaggi: a me, i perdenti sono sempre stati simpatici, ma questi sono veramente insopportabili. Per resistere alla tentazione di gettare il libro fuori dalla finestra ho addirittura iniziato ad immaginare le tre contesse protagoniste come i personaggi di un anime demenziale chiamato Azumanga Daioh:
abbiamo quindi Noemi, l'acida bisognosa d'amore
,
Maddalena la dolce tettona,

e la "contessa di ricotta": l'adorabile idiota,

In realtà per descrivere le protagoniste basta solamente un aggettivo per ciascuna: l'acida, la tettona e l'idiota...
Ci sono altri personaggi, certo: uno più patetico dell'altro e su di loro non voglio neanche fermarmi, tanto sono comunque dei personaggi sbagliati.
E' sbagliata l'ambientazione: una Cagliari che sembra un fondale dipinto fatto solo di luoghi comuni.
L'unica cosa a non essere sbagliata invece è la trama. Intendiamoci, però: "non sbagliata" allo stesso modo delle teorie quantistiche farlocche e scapestrate che arrivavano sulla scrivania del fisico Wolfgan Pauli e di cui lui diceva " non sono neanche sbagliate"...
La trama di quest libro è semplicemente inesistente...
Quindi che dire? Milena Agus mi ha fatto capire una cosa: non devo andare a cercare letture troppo lontane dalla mia sensibilità. Anche limitandomi a leggere solo le cose che hanno le carte in regola per piacermi, la probabilità di imbattersi in immonde cagate è altissima, se allargassi ancora il mio orizzonte questa probabilità crescerebbe ancora di più...e purtroppo il tempo di leggere e sempre troppo poco per sprecarlo con libri brutti o semplicemente stupidi come questo...