Si sente in colpa? chide Walter.
Credo di sí.
Si sente in cola o si vergogna?
Si sente… Oh, ma che differenza fa, Walter?
Walter si gratta la guancia. Mia madre faceva la maestra, sa? Prima di annegare. Le ho mai detto che mia madre è annegata?
Sí.
Ecco, mia madre aveva questa riserva di saggezza, frasi a effetto che usava con i suoi alunni. E con me. E tra le varie c'era il discorso sul perdono. Walter esplode in una risata che si risolve in un attacco di tosse, cerca il fazzoletto in tasca, lo porta alla bocca. Mi scusi, dice. Il fatto è che il discorso sul perdono era il suo preferito. Credo si divertisse più lei a farlo di quanto non le interessasse farci capire cosa diceva. Mail fatto, in ogni caso, è che lei dice vale cose in questo modo trasparente, che era impossibile poi non capire dove volesse andare a parare, non so se mi spiego. E il discorso sul perdono partiva proprio dalla differenza tra vergogna e senso di colpa, perché la vergogna, signore, la vergogna è come dire io sono sbagliato mentre il senso di colpa è come dire ho fatto una cosa sbagliata, ecco qual era il succo del discorso.
Andrea annuisce.
La vergogna è una pozza di sabbie mobili, ti muovi e t! disperi e non fai altro che affondare. Conosco uno che si è ucciso, per la vergogna. Glielo giuro, signore. Si è sparato con un fucile davanti ai figli, roba da non credere.
E se solo avesse pensato che non era vergogna quella che provava, ma senso di colpa, sarebbe bastato dire: ho fatto una cosa sbagliata. Walter si sistema sulla sedia e fa una smorfia, come se la gamba gli facesse male. Tutti faccia- mo cose sbagliate, dice. Ma noi non siamo l'errore. È questo ciò che diceva mia madre, sa? Noi non siamo l’errore, siamo solo quelli che l’hanno commesso. E per lavare via una colpa basta pentirsi, sinceramente. Tace, poi riprende. Dovrebbe dirlo a quell'uomo di cui stiamo parlando.
Dovrebbe farglielo sapere, se è un suo amico.
Lo farò.